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Biografia

Jean-Pierre Velly nasce a Audierne, in Bretagna, il 14 settembre 1943. A quattro anni, sa già leggere e scrivere ed è un artista nato: disegna giovanissimo. L'influenza dell'oceano, il paesaggio costiero, l'aurora boreale e le leggende bretoni lo segneranno durevolmente. Frequenta la Scuola di Belle Arti di Tolone all'età di 16 anni: è curioso e prova tutte le tecniche. A parte gli schizzi che abbondano, esegue acquerelli, dipinti a volte molto grandi, ma realizza anche sculture e incisioni. Sulle alture di Tolone, il paesaggio delle Alpilles è mozzafiato: ci sono molte scogliere, grotte, caverne e voragini, alberi essiccati, ossa, gusci di lumache e infiniti sfondi. L'estate, l'artista si reca a casa dei nonni ad Audierne e dipinge i membri della sua famiglia, ma pure paesaggi, il porto, la chiesa, le casette e navi abbandonate.

Prepara anche la sua ascesa nella capitale. L'arte è diventata per lui una religione, che si confonde con il suo sincero cattolicesimo.

Nel settembre del 1961, si recò a Parigi presso la scuola di arti applicate, ma non si appassiona per niente al design industriale. Vive in condizioni austere, manca di spazio, non riesce più a dipingere e quindi si dedica all'incisione. Studia la storia dell'arte e copia al museo del Louvre gli antichi maestri. Ma l'influenza più decisiva è quella di Albrecht Dürer che non lo lascerà mai. Nel 1963 suo padre muore. È più che mai determinato a diventare "artista", ha fede e vuole andare fino alla fine di se stesso, senza concessione. La madre lo sostiene nel suo approccio e gli sarà grato per tutta la vita.

Cerca di esporre e, per manternersi, non esita a lavorare di notte allo smistamento postale. A volte ritorna a Tolone e mantiene uno stretto contatto con i suoi insegnanti di allora. Si dedica con forza all'incisione: lo shock con questa tecnica è folgorante. La sua prima incisione pubblicata, il Paesaggio con l'albero morto (1961) contiene già gli elementi costitutivi delle incisioni a venire. È di questo periodo (1964-65) che risalgono le prime incisioni dell'artista: una serie di sei "grotteschi", raffiguranti personaggi calvi e deformi, seduti o distesi su una terra rocciosa e inospitale: sono i figli di Saturno all' atteggiamento malinconico. Sotto l'influenza di Bresdin, Velly inizia una serie di paesaggi ai cieli tormentati, nuvolosi, dove abbondano montagne, baratri, grotte, alberi secchi e dove, qua e là, troviamo piccoli uomini nudi, persi nell'immensità in una natura lussureggiante ma anche inquietante. I piani si confondono, la parte superiore con quella inferiore, il primo piano col fondo.

Velly si prepara al Prix de Rome di incisione, spinto dai suoi professori. Quindi alterna bulini e acquaforti e totalizza una ventina di lastre in pochi mesi. Espone anche per la prima volta in una vera galleria, la Vanel di Tolone, e compaiono i primi articoli nei giornali. Nel luglio 1965, sostiene gli esami del concorso del Prix Prix de Rome, che consente l'ammissione all'Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi; viene ammesso cum lauda magna. E così si unisce allo studio dell'incisore Robert Cami nel settembre del 1965. Questa integrazione alla Scuola delle Belle Arti di Parigi segna una tappa decisiva nella sua vita artistica: incontra diverse persone che lo segneranno durevolmente. In primo luogo François Lunven, incisore strepitoso, geniale e mentalmente squilibrato; insieme leggono libri di filosofia, esoterismo, poesia. Incidono insieme nel laboratorio Lacourière-Frélaut e si influenzano a vicenda. Velly sta preparando il suo dossier per l'ammissione alla seconda fase del Prix de Rome: il soggetto imposto è un nudo femminile di almeno trenta centimetri. Velly incide, da febbraio a giugno 1966, la Chiave dei Sogni interamente al bulino: vince il Grand Prix de Rome e ottiene una borsa di studio e un soggiorno di 40 mesi presso l'Accademia di Francia a Roma, Villa Medici. Questa permanenza di oltre tre anni sarà decisivo.










Incontra Rosa Estadella Garcia, nata a Barcellona che studia l'arte allo studio di Lucien Coutaud. E anche lei ha un talento meraviglioso. Si sposano alla fine dell'anno 1966.

Nel gennaio del 1967 i coniugi Velly arrivano a Roma a Villa Medici. Riceve 500.000 lire al mese, il che mette fine alla sua relativa miseria studentesca. E intende lavorare sodo e costruire un patrimonio di opere. Ed è quello che farà: 30 bellissime lastre, ossia un terzo della sua opera incisa verrà eseguita durante la permanenza romana.

Velly non ha avuto molti contatti con Balthus; è un peccato perché i punti in comune tra Balthus e Velly sono numerosi.









Rosa, che è anche la sua modella, è incinta. Questa maternità sarà oggetto di numerose incisioni. Ma compaiono in esse anche spettri, mostri che sono fantasmi fuoriusciti da leggende bretoni: anime dei marinai scomparsi in mare che, lasciati senza sepoltura, perseguitano i vivi. I paesaggi eterni abbondano di oggetti abbandonati, che formano montagne di spazzatura: nel mezzo, gli uomini ai occhi chiusi sono circondati dall'immondizia, cimiteri di automobili, sovrastati da cieli minacciosi.










Velly espone pure, in Svizzera, poi a Parigi : la sua serietà, il suo impegno, la sua misteriosa personalità lo contraddistinguono. Viene notato - assieme a François Lunven - da un mercante di incisioni milanese, Amadeo Sigfrido della Galleria Transart che organizza la sua prima mostra italiana, accompagnato da un bellissimo catalogo. La mostra è un successo: un centinaio di incisioni vendute e alcuni recensioni appaiano sui giornali. Viene scoperto da un giornalista, Domenico Petrocelli, entusiasta del suo lavoro: lo presenta ad amici giornalisti, collezionisti e galleristi. Il successo delle mostre a Milano e in Svizzera, l'incontro con Petrocelli lo spinge a rimanere in Italia, piuttosto che tornare in Francia dove gli è stato offerto una posizione significativa all'Ecole Polytechnique di Parigi. Ma la sua decisione è presa: rimarrà in Italia. Ed è ancora Petrocelli che lo porterà per la prima volta a Formello, borgo nella campagna etrusca sita alle porte di Roma, dove presto si stabilirà. E l'artista sta preparando una nuova mostra, questa volta a Grenchen, e presto a Napoli, sempre grazie a Petrocelli. Ed è ancora quest'ultimo a presentare Giuliano De Marsanich della Galleria Don Chisciotte (che è poco distante dalla Piazza del Popolo). Questo incontro è decisivo per entrambi. Sbalordito da Velly, dall'uomo e dal lavoro, De Marsanich organizza subito una mostra di incisioni (marzo 1971). De Marsanich diventerà non solo il gallerista ufficiale dell'artista, ben oltre la sua scomparsa nel 1990, ma anche un amico stretto, il "mecenate" che ogni artista sogna di avere, quello che gli permetterà di vivere libero, senza preoccuparsi dei problemi di denaro, di potersi dedicare interamente alla creazione artistica, senza preoccuparsi di cercare mostre o di incidere francobolli a Parigi.

Il ritmo della produzione di incisioni diminuisce tuttavia: ha dietro di sé quasi 70 tavole, ossia 80 percento della sua opera incisa, e non ha neanche trent'anni. Lascia temporaneamente il rame e il bulino per disegnare a punta d'argento: sono ritratti realistici di sua moglie Rosa, di suo figliolo Arthur, giovani e vecchi abitanti di Formello, il suo cane Pirouette e qualche paesaggio. Questi disegni saranno oggetto di una mostra personale sempre alla Don Chisciotte nel maggio-giugno 1972.

Velly acquista una piccola casa a Formello e la ripristina grazie al successo delle mostre e ai prezzi modici del tempo. La vita di Velly a Formello è una routine: trascorre il suo tempo in studio, una piccola stanza buia da cui pendono dal soffitto con fili appesi dozzine di ossa di piccoli animali, libellule e lucertole secche, carcasse di uccelli, fiori sbiaditi, raccolti durante numerose passeggiate nella campagna circostante. Non raccoglie solo ossa, ma anche rane schiacciate, nidi o piume di uccelli, gusci di lumache, fiori e foglie sbiadite, a volte un frammento di ceramiche etrusche. I scaffali sono pieni di barattoli contenenti piccoli animali in formalina e teschi umani, trovati in campagna o acquistati al mercato delle pulci di Porta Portese. Su questi accumuli, un piccolo documento avverte: "Qui non si tocca niente". In un angolo è posta una specie di grande macchina di legno che sembra provenire dal Medioevo: è un torchio che si è costruito da solo.

Velly indossa un'ampia giacca blu, pantaloni informi, camicie di lana e scarpe di legno, riportate dalla Francia. È riconosciuto da lontano, "Gianpietro", con la sua abbondante scopa di capelli neri e ricci. Lo incontriamo al Bar Sabatino, a pochi passi dallo studio, bevendo una birra con i suoi amici di Formello.

Tiene due o tre mostre all'anno e la stampa pubblica articoli lusinghieri sul suo lavoro. La prestigiosa galleria Forni di Bologna organizza una mostra ad Amsterdam nel 1975. Michel Random gira alcune riprese a Formello nel piccolo studio dell'artista per il suo film "L'arte visionario".

Le mostre proseguano pure a Parigi dalla Galerie des Grands Augustins (ottobre 1976), dove il mercante Claude Bernard scopre il suo lavoro e acquista una dozzina di stampe. La galleria Bernier e Michèle Broutta lo espongono presto. Michel Random organizza mostre itineranti degli incisori della scuola francese, guidati da Le Maréchal, ma anche con incisori più giovani come Rubel, Desmazières, Moreh, Doaré e Mohlitz. È l'embrione di un movimento informale, l'arte visionaria.

L'anno 1977 è ricco di eventi: nasce sua figlia Catherine. Ha esposto a Londra presso la famosa Aberbach Gallery, ed espone a Palermo, dalla Sellerio con una presentazione di Leonardo Sciascia. Ma è anche l'anno del ritorno al colore. Ispirato per molti anni da Tristan Corbière, il poeta maledetto bretone, Velly esegue una serie di venticinque opere su carta: sono piccoli disegni a matita leggermente ripresi ad acquerello, inchiostro o matite a colori. La preoccupazione è unica: il mistero della morte e la trasmigrazione dell'anima che dal corpo raggiunge le costellazioni.

La Galerie Don Chisciotte si affretta a organizzare una mostra (1978) e a pubblicare un catalogo "Velly pour Corbière", accompagnato di un' incisione a colori, Rondels pour Après. Industriali, uomini d'affari, politici costituiscono molto rapidamente una solida clientela per l'artista. La galleria organizza anche serate letterarie con attori o poeti. Si mescolano artisti, scrittori (come Alberto Moravia), giornalisti, musicisti e un certo jet set romano del mondo degli affari e del cinema.

De Marsanich diventa l'editore delle incisioni di Velly e propone quell'anno, Un punto è tutto, un grande bulino ripreso all'acquaforte raffiguranti migliaia di oggetti diversi, portati via da un ciclone infernale che forma un vortice senza fine.

Le mostre si susseguono: nel 1979 espone le sue incisioni a Padova, Brescia, Torino e Molfetta. Ma la sua produzione di opere uniche è riservata alla Don Chisciotte: nel 1980, Velly è infatti tornato attivamente alla pittura, principalmente ad acquerello ma anche ad olio. Questa volta osserva gli animali odiati dall'uomo (scorpioni, gufi, pipistrelli, insetti, rane, topi) in un bestiario di pietà; questi animali sono morti per mano dell'uomo, inchiodati, essiccati, impagliati.

E infine, esce il catalogo ragionato dell'opera incisa, compilato dal professor Bodart con la partecipazione attiva dell'artista; la prefazione è firmata dall'esteta Mario Praz, che nel suo bellissimo testo cattura le influenze medievali e rinascimentali dell'artista.

Il libro, pubblicato da Scheiwiller, è presentato alla mostra retrospettiva delle incisioni di Velly che si tiene nello spazio del centro culturale francese a Piazza Navona. Contemporaneamente, la mostra Bestiaire Perdu si tiene alla Galerie Don Chisciotte, accompagnata da un libro che riproduce fedelmente i lavori esposti: l'artista stesso illustra con "testi" le sue tavole: sono una serie di haiku, brevi poesie in cui l'artista ha cercato e condensato la sua profonda emozione. In seguito non esiterà a inserire nelle sue opere piccole scritte, spesso misteriose ed ellittiche.


Dopo gli animali, Velly si rivolge all'universo vegetale. Ed è dal 1980 che Velly inizia a dipingere vasi di fiori: in realtà, sono più prosaicamente erbe, fiori di campo, ortiche, poste su paesaggi marini o di campagna,  con bagliori crepuscolari o notturni. Perché per Velly non c'è niente di bello, nemmeno niente di brutto. Non ci sono erbe "cattive", non ci sono fiori "belli". Ogni cosa, ogni essere è uguale all'altro.


Ed è la sua produzione più recente che De Marsanich porta alla fiera mercato internazionale di Parigi, la FIAC del 1982, mostra che accompagna un catalogo con prefazione di Alberto Moravia e Jean Leymarie. Il successo è completo: tutte le opere verrano vendute. L'anno seguente viene organizzata una retrospettiva di incisioni a Parigi presso la Galerie Michèle Broutta che pubblica l'incisione Vaso di fiori II. Il 1984 vede una grande mostra dell'artista a Milano alla prestigiosa Galleria Gian Ferrari, ancora sul tema floreale. È anche l'inizio della collaborazione dell'artista con l'Istituto Montecelio, dove insegnerà l'incisione per diversi anni, perché vuole trasmettere una conoscenza, una tecnica e anche senza dubbio un certo modo di "vedere" ai giovani allievi.


Incontra l'eminente critico d'arte e scrittore Giorgio Soavi, consulente artistico di alcuni importanti collezionisti italiani. Entusiasta dell'uomo e dell'artista, Soavi spinge la Olivetti ad acquistare e pubblicare nell'agenda aziendale 1986 tredici acquerelli: al primo piano sono ancora i fiori sbiaditi, con o senza vaso, con paesaggi sconfinati. Inizia il primo disegno di una serie di autoritratti  al"naturale".


Il 1986 è anche un grande anno con una ventina di opere tra cui un autoritratto in piedi ad olio, dei tramonti sul mare, paesaggi crepuscolari della campagna romana. La scelta delle carte è molto importante: gli piacciono in particolare le carte antiche con più strappi. La Galleria Don Chisciotte espone le opere recenti dell'artista e pubblica un nuovo catalogo, con un notevole saggio di Marisa Volpi che collega l'opera dell'artista alla romantica sensibilità tedesca del Ottocento. L'anno 1987 è segnato da un ritorno al disegno: oltre agli autoritratti, inizia una serie di nudi femminili. "La disperazione del pittore" un grande acquerello viene acquistato da Pietro Barilla, che diventerà presto il suo cliente più importante.

1988 segna il ritorno al colore, all'acquerello (paesaggi e vasi di fiori) e quadri ad olio (grandi paesaggi e due autoritratti) ma pure grandi disegni di alberi con infinite ramificazioni. E il successo è innegabile: in occasione del venticinquesimo anniversario della Galleria Don Chisciotte, De Marsanich pubblica un bellissimo catalogo di opere recenti, con una presentazione di Vittorio Sgarbi, che firma qui un dei suoi testi più belli, "Velly oltre Velly o la speranza del niente."

E Velly scrive una meravigliosa novella: "Quando il bambino guarda la montagna", una specie di testamento poetico con molteplici chiavi di lettura.

L'anno 1989 è caratterizzato dall'esecuzione di grandi formati : alberi e paesaggi boscosi della campagna romana, alternando matita, acquerello e pittura. L'Ora Grande, il più grande dipinto dell'artista, rappresenta una piccola casa su un picco roccioso, in parte nascosta da alberi, sovrastata da un cielo sublime. Fece pure un ritratto a matita del suo gallerista Giuliano De Marsanich, dove ha scritto: "I miei limiti sono immensi". Tiene una mostra personale alla Galleria San Severina di Parma, sulle terre di Pietro Barilla. I principali media fanno eco alla mostra e Velly raggiunge una certa celebrità, che non cambia in alcun modo la sua ambientazione semplice o il suo carattere, a volte ombroso e distante, a volte espansivo e buffo. Ivana Rossi nelle colonne della rivista Grafica, dedica un testo abbastanza completo sulle sue incisioni. Fatta eccezione per il bellissimo Vaso di fiori, l'anno 1990 è dedicato al paesaggio romantico, con tramonti (al limite dell'astratto con Il sole rosso) e due burrasche quasi monocromatiche sul mare.


E sarà proprio una burrasca che lo spingerà fuori dalla barca, questo fatale giorno del maggio 1990, e farlo cadere nelle gelide acque del lago di Bracciano. Formello è scioccato, parenti e amici, crollati. Nonostante un'intensa ricerca, il suo corpo non sarà mai trovato.

Sono organizzati molti tributi all'artista scomparso: i suoi amici d'infanzia al Revest, vicino a Tolone; la Galleria Forni a Bologna; La Don Chisciotte ovviamente; poi presso l'Istituto Montecelio dove l'artista insegnava; e Michel Random gli dedica la nuova edizione del suo libro "Arte Visionaria".

Jean-Marie Drot organizza la retrospettiva Velly a Villa Medici nell'ottobre-novembre 1993: la mostra è composta da 121 pezzi unici e 47 stampe.

(vedere il catalogo) part 1     part 2    part 3     part 4

Nel 1994, 42 incisioni e due disegni di Velly furono esposti al Salone du Fantastique au Visionnaire di Venezia, presso la Galleria del Leone. Lo stesso anno, la Galerie Belfond di Parigi organizza una retrospettiva di incisioni. Nel 1998, la Galleria dell'Incisione di Brescia organizza una bellissima mostra di Velly, grazie ai prestiti della famiglia e di De Marsanich. Rosa, malata, muore in Bretagna nel 2001.

A seguito della donazione dell'artista, di Rosa, Arthur e Catherine Velly, il Museo dell'Agro Veientano (Palazzo Chigi) di Formello organizza la mostra dell'opera incisa al completo nella primavera del 2002. Giustamente, la Città de Formello e il museo hanno affidato la stesura dell'ampio catalogo al professor Giuseppe Appella. Nel 2003 vede la prima mostra di Velly in un museo francese, il MARQ di Clermont-Ferrand, dove viene mostrata l'intera opera incisa. Michèle Broutta, curatrice, organizza una mostra d'arte visionaria presso il museo di Rueil-Malmaison nel 2006 : sono esposte quindici opere di Velly. L'anno seguente, la Fondazione "Il Bisonte" di Firenze dedica a Velly la prima mostra del loro ciclo sui grandi incisori del XX secolo. In questa occasione, viene pubblicato un catalogo "Le malinconie di Jean-Pierre Velly", con un saggio di Maxime Préaud, capo curatore del Gabinetto delle stampe della Biblioteca nazionale francese, e Julie e Pierre Higonnet firmano un saggio; essi sono curatori della retrospettiva Velly intitolata "Tra i mondi" al Panorama Museum di Bad Frankenhausen, in Germania nel novembre 2009. Compaiono diversi lavori di Velly al Grand Palais nello stand della Galleria del Leone. in occasione mostre dedicate all'incisione o al disegno. Nel 2016, l'Accademia delle Belle Arti di Roma, con l'appoggio dell'Istituto Centrale per la grafica, organizza un'ampia mostra a Palazzo Poli, "l'Ombra, la luce", e la stampa di un bel catalogo pubblicato da L'erma di Bretschneider. Formello dedica nuovamente una mostra a Velly nel 2017, "Velly all'olio di Formello" presso  il Museo dell'Agro Veientano (palazzo Chigi).

È in corso la redazione del catalogo generale ragionato delle opere singole e multiple.


Mostre personali



1965 Tolone, Francia, Galerie Vanel


1968 Berna, Svizzera, Galerie Anlikerkeller


1969 Milano, Italia, Galleria Transart (catalogo)


1970 Grenchen, Svizzera, Galerie Toni Brechbühl


1970 Napoli, Italia, Galleria d’Arte San Carlo


1971 Padova, Italia, Galleria Caleidoscopio


1971 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte


1971 Torino, Italia, Galleria Davico


1972 Berna, Svizzera, Galerie Schindler (catalogo)


1972 Modena, Italia, Galleria Wiligelmo


1972 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte (catalogo)


1973 Cremona, Italia, Galleria Botti


1973 Quimper, Francia, Galerie Fouillen


1974 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte  (catalogo)


1975 Milano, Italia, Galleria Transart


1976 Parigi, Francia, Galerie l’Œuf du Beau-bourg


1976 Amsterdam, Olanda, Galleria Forni


1977 Palermo, Italia, Sellerio


1977 Brindisi, Italia, Circolo d’arte Falento


1977 Londra, Inghilterra, Aberbach Fine Art


1978 Roma, Italia, Studio S. Arte contemporanea


1978 Pescara, Italia, Galleria Arte d’Oggi


1978 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte, Velly pour Corbiere (catalogo)


1978 Bari, Italia, Expo Arte


1979 Brescia, Italia, Galleria Schreiber


1979 Padova, Italia, Galleria d’Arte Stevens


1979 Torino, Italia, Art Club


1979 Molfetta, Italia, Galleria l’Incontro


1980 Concarneau, Francia, Galerie Gloux


1980 Roma, Italia, Centre Culturel Français, l'Opera incisa (catalogo)


1980 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte, Bestiaire Perdu (catalogo)


1981 Roma, Italia, Temple University, Tyler School of Art


1982 Formello, Italia, L’Arca Antichità


1982 Parigi, Francia, FIAC (catalogo)


1983 Parigi, Francia, Galerie Michèle Broutta


1986 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte, Velly au-dela du temps (catalogo)


1984 Milano, Italia, Galleria Gian Ferrari (catalogo)


1986 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte (catalogo)


1988 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte (catalogo)


1989 Parma, Italia, Galleria Sanseverina (catalogo)


1991 Le Revest, Francia, Association Elstir


1991 Roma, Italia, Galleria Don Chisciotte (catalogo)


1992 Bologna, Italia, Galleria Forni (catalogo)


1993 Roma, Italia, Académie de France, Villa Medici (vedere il catalogo) part 1     part 2    part 3     part 4


1994 Parigi, Francia, Galerie Belfond


1998 Brescia, Italia, Galleria dell’Incisione (catalogo)


2002 Formello, Italia, Museo dell’Agro Veientano  (catalogo)


2003 Clermont-Ferrand, Francia, Musée d’Art Roger-Quilliot  (catalogo)


2007 Firenze, Italia, Fondazione Il Bisonte  (catalogo)


2009 Bad Frankenhausen, Germania, Panorama Museum  (catalogo)


2016  Roma, L’Ombra e la luce, Palazzo Poli  (catalogo)


2017 Jean-Pierre Velly, Fondazione Lattes, Torino


2017 Formello Velly a l'huile de Formello (catalogo)

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