Velly   Conversazione con M. Random - 1982
 
 

Questa conversazione è stata registrata il 12 novembre 1982 (c’è sulla nastro audio un’etichetta manoscritta) a casa di Michel Random al 26, rue Lemercier, durante una cena. Jean-Pierre Velly risponde alle domande di Michel Random. Abbiamo talvolta ristretto le domande di Michel Random, e eliminato dei suoi commenti quando ci sono apparsi fuori luogo. Le parole stressate da parte di J.P.V. appaiono in grassetto ; abbiamo provato a ricreare una punteggiatura che rispettasse il linguaggio parlato e il ritmo usato dai due protagonisti. (Trascrizione, adattamento Pierre Higonnet, giugno 2006. I “testi” di Velly – le poesie- sono state tradotte da Lucio Mariani e pubblicate assieme al francese nel catalogoBestiaire perdu”, ed. Don Chisciotte, 1980).



I protagonisti sono a tavola, stanno mangiando (si sentono rumori di postate e bicchieri)


M.R.        Continuerai a fare acquerelli?


J.P.V.      Sì … acquerelli, dipinti…


M.R.       Dipinti?


J.P.V.     Certo…


M.R.      La pittura, in fondo, è l’inizio dell’esito, no?


J.P.V.     Non lo so, non c’è…per me, non ci sono arti maggiori, non c’è esito, non c’è… Tutto si incatena, no ? Un’incisione è il risultato della precedente, ecc., ecc. ecc. Non c’è un confine : qui, si ferma, questo è uno studio e invece questo, è finalizzato…


M.R.      Però, c’è un cammino…


J.P.V.     Che ci sia un cammino, è ovvio! Quando uno fa i primi passi, da piccolo, si rompe la testa e poi si rileva e poi si ricomincia, e poi si va avanti, no ?


M.R.      Ma tu non puoi trattare il tema della luce, per esempio, con l’incisione?


J.P.V.      Tutt’altro ché! Difatti, è iniziato tutto lì invece! Non lo so, in un’incisione che si chiama “Città distrutta” (« Ville détruite ») per esempio o anche…vediamo…ecco, Michel, il “Vaso di fiore” (le « Vase de fleurs »). Te lo ricordi, il « Vase de fleurs » inciso?…


M.R.     Ummm…


J.P.V.      …L’ incisione, però! Va bene, quel nero e bianco, dunque… Hai un vaso di fiori collocato davanti al mare, e che risale… se non vado errato a cinque, sei anni… sei, sette anni… forse anche di più…e che annuncia in modo assai strano… tutte quelle piante che saranno poi eseguite dopo all’acquerello.. Voglio dire …è sempre così: hai delle punte, e che si rivelano essere molto più importante con l’evoluzione e il passar del tempo che si poteva immaginare allora, messo nel contesto delle incisioni precedenti, e di quelle successive. C’è come uno sviluppo così, no ? Così andiamo avanti … Dunque, le piante! Bene, c’è un’incisione che si chiama « Piante » anche…Ci sono nelle mie incisioni, se vuoi, tutti i temi che saranno poi sviluppate più avanti con Tristan Corbière : c’è ne è una che si chiama “Trittico” (« Tryptique ») - incisione dico! - che darà luce poi …all’incontro con Corbière, cioè…quando Corbière parla della sua morte, no? E dunque lì, è l’umanità in sofferenza, e poi… sofferta insomma, no? Voglio dire, davanti al problema della morte. In seguito, ci saranno gli insetti, gli insetti, le bestie, i topi, i…i rospi, una sorte di umanità respinta, che l’uomo scaccia per modo di dire inconscio, no ? Quando l’uomo vede uno scorpione, non si pone la domanda se lo scorpione è più pericoloso per l’uomo o l’uomo più pericoloso per lo scorpione? … Infatti, l’uomo è ben più pericoloso per lo scorpione che lo scorpione per l’uomo (ride) ! Perché lo scorpione, insomma, vive di notte, i pipistrelli anche, ci sono le leggende, si appiccicano nei capelli, sono vampiri… cioè… L’uomo ha posto su quelle creature i suoi…


M.R.         …fantasmi!


J.P.V.        Ecco, giusto! I suoi fantasmi ! Bene, dunque, basta che tu legga i piccoli testi che ho scritto di fronte a ogni uno… Bene, adesso non mi ricordo… per « il topo» per esempio…va così :« Dimenticate i miei denti, dimenticate il mio pelo rosso, dimenticate la mia peste nera, dimenticate! Avevo, come voi, il diritto a vivere. »


Oubliez mes incisives

mon poil roux

ma peste noire,

oubliez.

Je n’avais, comme vous,

que faim,

et droit à la vie.


Dimenticate il morso

la setola rubina

la nera peste

cancellate tutto.

In vero come voi

avevo solo fame

e diritto di vivere.




Ma porca miseria ! È la verità, insomma, no! Vivono nel mondo notturno, nelle fogne, sono dei mangi-merda ; lasciamoli in pace, no? Non ti pare, non sei d’accordo?


Michel Random spiega che in India, non ammazzano i topi e creano perciò carestie.


J.P.V.        Va bene, sai che… per esempio, per me, non ha nessun importanza! Voglio dire che il topo o l’uomo – potrebbe sembrare…abbastanza terribile quello che sto per dire adesso, però agli uomini non piacciono sentirsi dire la verità in faccia – che il topo o l’uomo sono assolutamente uguali…Come il pipistrello, sono uguali.


Da Michel Random fuoriesce un « hum » dubbioso.


J.P.V.       Sono uguali! Il topo vale uno e l’uomo vale uno… e la pianta vale uno. Tutto qua… Certo, per il nostro piccolo egoismo personale …


M.R.       Ma anche la pietra?


J.P.V.       Certo, anche la pietra …


M.R.      E anche il pezzo di ferro?


J.P.V.      Sicuro…è uno. Accidenti! Ho appena visto passare un topolino!


M.R.        Sì, sì, l’ho so. Qui, ci sono molti…


J.P.V.       Voglio dire , è uno. Per me, non ci sono più dubbi su di questo, vedi! Dunque, certo che è facile per noi altri dire: « Ehilà! Michel, siamo i più forti, tutti e due! » Certo, però non è vero! E questo, io, lo so, almeno io me ne sono reso conto!…Dunque il topo… ma, è una meraviglia, vecchio mio! Ha dei denti che crescono in continuazione, perché deve mangiare. E poi cerca il suo cibo ovunque. Ma questo va bene! Non ha pure lui il diritto di vivere? Dunque tutto ciò, è una denuncia del razzismo, se vuoi… Perché già, quando pensi che l’uomo è razzista davanti a un altro uomo… Dunque, se dici: « Io, non sono un razzista: amo i neri, amo gli arabi, amo i gialli, amo i lapponi, amo i cinesi, e amo tutti quanti!» Va bene, il topo, tu non lo ami, ebbene sei un razzista … È esattamente la stessa cosa per me… So che può disturbare…e infatti disturba qualche volta. Sai, quando c’era …come si chiamava?… sto qua, che diceva… « e pure si muove» ?


M.R.        Galileo… « gira »…


J.P.V.       Sì…« eppure gira» … sì… « Eppure si muove »… Ebbene, cosa vuol dire questo? Vuol dire che… in tutto questo trambusto, credevi prima che fossi al centro dell’universo sulla Terra, che il resto del mondo girava attorno a te. Poi ti rendi conto che sei tu a girare attorno ad altre cose, che il mondo si muove, che non c’è un centro particolare, che non c’è… che la vita è diffusa ovunque…Dunque, è la stessa cosa per le piante…Perché, io, ora, vale a dire la prossima volta che devo offrire un mazzo di fiori ad una donna che amo, li offrirò delle ortiche! Perché nessuno le guarda…le ortiche! Invece una bella rosa rossa… non lo so… dei rododendri…dei … dei …come si chiamano?…delle orchidee, che crescono oggi giorno nelle serre artificiali (perché si bara, no?)… ma un bel mazzo d’ortiche… si uno se le guarda per bene, non c’è male, vero?


Michel Random spiega che le ceneri d’ortiche hanno delle capacità insetticida.


J.P.V.        Non voglio ammazzare gli insetti! (ride)… No, no, no ! Ansi, amo assai gli dorifora ! Sono carini ! Quando pensi al meccanismo …L’ingegnere più bravo di questa terra non c’è la farebbe mai a fare… né una mezza, né un quarto, né un terzo, né un ottavo, né un centesimo de un dorifora ! Si muove da solo… C’è… è una meraviglia! Ah no, no, no ! Cioè, c’è un senso, eh…un po’ nascosto della vita, non è così semplice…È chiaro che vai a dire a una persona: « Guarda, vecchio mio…tu sei uguale al dorifora»…Questo ti prende a calci e ti dirà: « Mia hai preso per un dorifora? » (ride), che invece non avrà capito che bel complimento fosse, no ? Capisci quello che voglio dire, Michel ?


M.R.       Questa visione è molto bella. E davvero la visione della sapienza totale. Quando uno capisce questo …


J.P.V.     Sì, però non è così semplice …


M.R.      Quando uno capisce questo …ha capito tutto! Difatti, il rispetto degli induisti per ogni creatura vivente né è la prova…


Michel Random straparla dell’induismo e del rispetto che hanno per ogni essere vivente.


J.P.V.      Però, vedi, non conosco bene…non ho letto … robe indiane, però credo che è une evidenza. Perché, quando uno è davanti alla lastra di rame, non è li per fare piccole barche o fiorellini. Sei qui per capire se stesso prima, no ? E dunque attraverso se stesso, capire gli altri. Perché tu esisti solo attraverso – insomma, è l’idea che ho almeno – tu esisti attraverso gli altri. Se, nascendo, ti rinchiudono in una camera senza luce, senza parlarti, spingendo sotto la porta qualche pietanza…


M.R.       Muori.


J.P.V.      No, no, no ! Non muori, no, no ! Sopravvivi, ma però non sei te stesso; diventi te stesso solo grazie agli altri.


Michel Random spiega che la sperimentazione è stata fatta da qualche imperatore austriaco: avrebbe fatto rinchiudere dei neonati, nutriti perfettamente, però togliendo ogni contatto umano. Reazione di J.P.V. : « È atroce ! …Ma sono morti a 90 anni! ». Random sostiene che sarebbero morti dopo uno o due anni, a causa del privo di affetto.. Reazione di J.P.V.« È atroce ! »


J.P.V.         Quando la gente dice, per esempio…Vedo un sacco di stronzi che dicono: « Cazzo, io sono più intelligente degli altri… » Allora, vuol dire che è più stronzo degli altri. Non ha capito che è solo fatto dalla materia degli altri: di un po’ di Random, di un po’ di Dufy, di un po’ di De Gaulle, di un po’ di Mussolini, di un po’ di Hitler, di un po’ di …


Michel Random interrompe J.P.V.


M.R.        Ma, dimmi un po’, nel tuo percorso che hai… Qui, perché gli hai trafilati? Dimmelo! C’è qui, trovo, una contraddizione! Perché, insomma, il tuo pipistrello, l’hai ben inchiodato!


J.P.V.      Ma non sono stato io ad inchiodargli! È la morte, è la crocifissione…è…


M.R.       Sono trafilati però da…eh… c’è una crudeltà, qui però, da qualche parte.


J.P.V.     E no, invece ! È la denuncia della crudeltà, cosa ben diversa!


M.R.       Umm…


J.P.V.     Leggi un po’ le piccole frasi che ho scritto accanto.


M.R.      D’accordo.


J.P.V.     Bene, tu capisci molto bene che … Le civette… capisci, invece di dire che l’uomo è stronzo. Ah ! Beh no, è la civetta che porta sfortuna! Dunque la prendo viva, e la inchiodo sulla porta dei fienili per preservarmi del malocchio, e per preservare le mie vacche del malocchio. Questione di soldi! Per cinque centesimi, si ammazza e spesso anche per meno … Dunque, è la denuncia di questo! Ho scritto sulla civetta:


« Non avevano diritto ai i tuoi occhio stravolti, ne alle tue zampe penzoloni, ne… Per nascondere la loro vergogna, mi hanno inchiodato»…non mi ricordo bene adesso… « ti hanno inchiodato »… non mi ricordo molto bene…



Ils t’ont clouée sans honte, pour couvrir la leur,

ils n’avaient droit ni à tes ailes, ni à ton œil hagard,

ni à tes pattes pendantes.

Ainsi sont les enluminures, qui ne sont que des histoires

écrites sur la peau des autres.


Ti hanno inchiodato senza vergogna

per nascondere la loro

non avevano ne diritto alle tue ali

ne ai tuoi agli occhi d’oltreluna

ne alle tue zampe lievi.

Così son fatte i miniati.

Sono solo storie

scritte sulla pelle degli altri.


Ma non è per niente un atto di sadismo, è la denuncia del sadismo, della crudeltà e del razzismo, soprattutto!


M.R.        Umm…


J.P.V.       Capisci? C’è né uno che fa schifo, è per esempio, la civetta. Bene, perché la gente crede che porta sfortuna…Ne hai un altro che è bellissimo … il maggiolino, perché è verde bronzo… Dunque, quello che fa schifo, lo ammazzo perché fa schifo. Quello invece che è bellissimo, l’ammazzo perché voglio avere la bellezza sotto il naso. È sempre une questione di egoismo. La farfalla, il maggiolino…vedi? Questi insetti che vanno sulle rose a maggio…verdi, verdi dorati…


M.R.       Oggi, sai, hanno fatto sparire un milione di specie…


J.P.V.      Dai! Non è grave…


M.R.       …Ma su quattro milioni!


J.P.V.      … Non è grave ti dico…


M.R.       Come sarebbe, non è grave?


J.P.V.       Non è grave … Presto, ci…ci ammazziamo da soli, così sarà del tutto perfetto! Così gli insetti … Sai che gli insetti sono gli unici …dicono…ho letto un po’ sull’argomento… che non sono affatto…eh…danneggiati … i coleotteri, credo… dalle radiazioni atomiche, o così... La vita, sai, ce n’è così tanta. Sai, se vuoi andare a ucciderti, ti ammazzi, oh! Crepi nel tuo angolo, tutto qua …C’è un sacco di uomini qui vivono ancora accanto, sai…Dunque l’umanità, se ha voglia di suicidarsi…Bene, che se suicidi, tutto qua ! Almeno così i topi saranno in pace. E poi dicono che…abbiamo delle cellule che sono vecchie miliardi d’anni. Dunque, siamo stati topi, siamo stati foglie…Non ti parlo qui di una metempsicosi con ritrovamento della personalità, ma, voglio dire, una sorte de vecchia conoscenza che sicuramente è autentica.


M.R.        Ma questo si spiega in una maniera elementare: quando muori, i geni sono indistruttibili, si rimescolano...


J.P.V.      E si teme la morte – ancora una volta - e anch’io difatti… ogni tanto la temo… da egoista !


Michel Random interrompe, va a prendere delle sigarette brune, J.P.V. ha del tabacco da arrotolare. Si sente un rumore di un bicchiere che si riempie.


M.R.        Chi sono, infondo, i maestri… con chi ti senti vicino?


J.P.V.        Ebbene, per rispondere con orgoglio (e cadere nella trappola che denunciavo prima)… Tutti i più grandi ! Stranamente…e non più di tanto… Con i maestri delle grotte di Lascaux, con … la scultura greca … con… quella romana… con … le miniature, alcune miniature del Medioevo, con …


M.R.         Con i Bizantini allora…


J.P.V.     Certo! Con i Bizantini! Con, eh …


M.R.        Ma, non sei piuttosto attratto invece da …


J.P.V.       …con i Dürer ! Con, bene, con i Botticelli… con tutti coloro che…


M.R.        Non fai una differenza tra la grande arte, molto sobria,  pura, una arte di conoscenza, di gnosi, l’arte dell’alchimia, l’arte sino al 1270, tutta l’arte del Medioevo, l’arte delle basiliche, l’arte…


J.P.V.       Trovo che i simboli… No, i simboli, per me, hanno una funzione, - è una mia idea molto personale, voglio dire - ma un po’ troppo matematica e un po’ troppo scontata. Preferisco provare a lasciare sulla carta, sulla tela o sul rame, un’emozione diretta e, in apparenza, inspiegabile. Come?! Voglio dire, vedrai, che in tutte le robe che faccio, bene, ben ci sono molto raramente simboli, molto, molto poco…Possono esserci delle cose un po’ descrittive…


M.R.          Perché l’opera stessa è un simbolo.


J.P.V.            Sì, d’accordo, però, eh…Voglio dire, il simbolo : se sei stato iniziato, tu hai la chiave del simbolo e leggi la tela, se hai la chiave. Preferisco un’emozione diretta, senza chiave.


M.R.           Però, insomma, quando sdrai il tuo uomo… vedi, cosmico…con quella sorte di legame Terra-Cielo, c’è pure una relazione dell’uomo al tutto.


J.P.V.       Certo, ma direi che è piuttosto più descrittivo e esplicativo che il simbolo, che il vero simbolismo.


M.R.    Sì, certo, sicuro. Un giorno parleremo del simbolismo, che significa… C’è qui un altro punto di vista… Lasciamo perdere… come ti senti oggi nel tuo percorso (in confronto a quando eri giovane) ? Ci sono maestri che ti piacciono più degli altri ? Hai voglia di vedere Moreau, Turner, o hai voglia di vedere altri maestri ?


J.P.V.     Ah, bene... certo! Perché qui, mi sono fermato credo a Botticelli, o…insomma… Ma sono molti di più …Dopo, certo, hai Turner, che vede il mistero della natura, così con quelle luci folli, che prova a spiegare…forse solo per se stesso, e è questo credo…Non è la spiegazione per gli altri, è la spiegazione per se stesso, in Turner…Oooo in Rembrandt ! In Rembrandt, c’è molto, molto poco simbolismo. Però, quando ritrae il suo padre, o quando fa … cioè, questi neri, quei bianchi…non lo so, io! Tutto! Va diritto al mistero che sente… che prova a spiegare a se stesso … E dopo, è qui che succede il miracolo, che esso può essere trasmissibile agli altri! Quest’emozione che ha dentro, se preferisci, diretta, davanti alla natura, qualsiasi (potrebbe essere un mulino in uno di questi paesaggi piatti), è un’emozione che prima vuole spiegare a se stesso e che, per miracolo, a forza di egoismo, può darsi, forse…Perché, per spiegartelo, devi essere solo a solo con te stesso…


M.R.         Umm…


J.P.V.        …E dopo grazie a una sorte di reazione … non te lo so spiegare, per effetto di specchio, ci sono gli altri che passano davanti e diranno : « Ecco, mi riconosco… » E ancora una volta la re-invenzione di un linguaggio, che è proprio di Rembrandt… come Botticelli… ha il suo. Turner ha la stessa cosa. In Turner, avevi…a proposito del cielo, questa sorte di… cosa cosmica, mettiamo… una fusione degli elementi che c’è in Ruysdael…


M.R.         …il paesaggista.


J.P.V.         Il paesaggista, sì... Dopo, hai Cézanne, poi hai Moreau, cioè, un sacco di cose … Ma, questo va bene, perché… Cézanne ! Io? Adoro Cézanne ! Voglio dire : l’uno non è affatto incompatibile con l’altro…Hai Cézanne che ricerca una sorte di struttura… così … molto… orchestrata, una composizione, che è per me, l’erede di Ingres. Sembra davvero molto, molto strano…


M.R.          Ti piace questo rigore del disegno…


J.P.V.    Ha, sì, sì, sì! Certo… Perché se non sei rigoroso, se non ti guardi nel più profondo dell’anima ? Come farai ad esprimere quello che senti? E se non sai disegnare una bottiglia ? Come farai dopo, per trascrivere sul tuo sopporto, esprimerti con la tua scrittura, come potrai trascrivere quello che senti? E così, non te lo puoi spiegare, ansi non lo puoi spiegare con nessuna parola, dunque ecco… Sì, ci sono quelli che sanno, si chiamano i poeti, quelli o anche romanzieri. Loro sanno maneggiare le parole… Ma il pittore, in generale, o l’incisore, è difficile. Dunque sceglie il suo linguaggio e la sua scrittura. Sempre l’invenzione e la ricchezza in più, no ? Di creare il tuo linguaggio, ma non per gli altri! Tu lo crei per te stesso, per capirti meglio. Per esempio mi è capitato, - potrebbe sembrare presuntuoso, ma non lo è affatto - di fare cose così, un po’ in maniera istintiva, e poi di conoscerne la chiave alcuni mesi dopo, senno alcuni anni dopo. Perché non è così semplice.


M.R.       Umm…


J.P.V.      È curioso, no? Ma è la parte accattivante. Dunque c’è sempre un lato, diciamo, controllato : bene, devi controllare l’occhio, il tuo cervello, la tua mano. E (mettiamo che sia l’apprendistato della tecnica ) dopo l’anima (o non so come la vuoi chiamare) s’innesta sopra.


Michel Random entra in considerazioni sulla gerarchia delle tecniche


J.P.V.     Quando ero giovane, avevo un sacco di amici che mi dicevano: « Ma, ascolta, Velly, smettila un po’ con la tecnica. Sei noioso con questa roba della tecnica! » E via discorrendo … E rispondevo: « Bene, ascolta, vecchio mio: se non hai tecnica, vuol dire che tu hai imparato alfabeto. Se non hai imparato che B e A fanno BA, e… se dopo non hai imparato la grammatica ; poi se non hai imparato… ecc. “l’analisi logica” (così si chiamava, quando andavo a scuola)… bene, non potrai mai scrivere. Dovrai dopo dimenticare tutto ciò – anche questo è ovvio - cioè, che la tecnica non è una fine in se stessa. Altrimenti, non è interessante. Voglio dire, non è uno scopo. È solo un mezzo, è solo un sopporto, (come dicevi tu, la colonna vertebrale, lo scheletro, per tutto il resto) ». E questo, a me, mi sembra ovvio, ansi più che ovvio.


M.R.       Umm, sì, hai ragione…Ma dunque ciò che è molto bello in questa riflessione, se prendi il primo livello, l’aspetto vertebrato, che è il disegno, il rigore del disegno, come ti poni in rapporto al secondo livello, tuo ciò che è vibrazione e carne? Tutto il contenuto, nel senso affettivo, in quanto la psiche intervenga sull’affettivo… E il terzo livello, è il senso, mettiamo, globale di una cosa. Il senso affettivo è il tema della morte, il tema dell’unione con …


J.P.V.        Bene, continuerei sul secondo livello, se ho capito bene …Quando ti parlavo prima del razzismo, per esempio, non solo tra gli uomini, ma dell’uomo all’animale. Ebbene, credo che c’è un altro razzismo … tra il bene e il male. Siamo noi che diciamo: « il topo è il male » e …eh… « l’Angelo custode è il bene ». E invece, “l’Angelo custode” o il topo, per me, sono la stessa cosa. È una realtà un po’ difficile da concepire e da accettare… e non credo, ed e anche perché dico che è un discorso molto pericoloso, non credo che ci sia il bene e il male. Credo invece che tutto faccia uno, anche qui.


M.R.         Senza saperlo, hai scoperto quello che si chiama la via del Tantra. Nel buddhismo Tantra tibetano e nel buddismo in generale, c’è un rifiuto di quel dualismo tra quello che si definisce “il bene e il male”…Cioè il bene e il male, nel senso normale delle parole – escludendo il senso patologico – rappresentano due forze antagonistiche, e per integrarle, bisogna servirsi di questo antagonismo. Un po’ come negli arti marziali, utilizzi il contrario per integrarlo, invece di respingerlo. È il contrario del respinto. Non respingo questa cosa, ma è come la forma del mio desiderio che devo contemporaneamente vedere, potenzializzare, esprimere e sciogliere. Come per esempio il desiderio sessuale di una donna può essere respinto o invece espresso…vedi ?


J.P.V.    Sì… o tante altre cose… Capisci perché dico che è molto pericoloso! Perché, bene, uno potrebbe arrivare a delle conclusioni… cioè, se fosse interpretato male, eh, uno potrebbe arrivare a delle estremità, che sono molto, molto gravi… E anche a sembrare dire una cosa contraddittoria a quale … dicevo prima: potrebbe darsi che il male vero esiste.


M.R.    Il male vero nel senso assoluto esiste.


J.P.V.    Nel senso assoluto, nel senso assoluto.


M.R.       Ecco qui, è la “scelta”. Non è il male nel senso conflitto, antagonismo, ma nel senso del male, come fare del male volutamente.


J.P.V.    Il male per il male.


M.R.    Non c’è più il bene. E il male potenzializzato dal male. E ancora un altro paio di maniche…


J.P.V.      E se c’è l’accettazione dei due, c’è una sorte di equilibrio e di bilancia che credo fa che…


M.R.    Ma, è un’altra cosa. E quello che si chiama la ruota de la causa e degli effetti, e che l’uomo, per uscire de la causalità, deve prendere coscienza della causalità.


J.P.V.    Altrimenti, vecchio mio, se non hai visto che c’era un buco, peccato! Ti butti dentro e poi, e poi ci crepi! Voglio dire, che il fatto di sapere che c’è questo fenomeno bilancia…Bene, mi dicevo, ma… cioè, quando ero ragazzo, andavo al catechismo, mi dicevo: « Dio è ovunque, Dio è tutto!» Allora, mi dicevo: « Ma insomma, se Dio è tutto come ha fatto a cacciare Satana? », cioè gli arcangeli, gli angeli delusi…decaduti! E forse delusi (ride)… Uhm! Allora, bene, allora perché? Se « Dio è tutto», è bene, doveva bene ugualmente…eh, avere gli arcangeli decaduti in sé. Altrimenti, non è più tutto.


M.R.      È la finalità ! Lo scritto in qualche articolo: il Dalai Lama a chi una domanda fu rivolta: che ne pensate di Mao? Rispose giustamente che un giorno sarà anche lui Buddha. E come se chiedi a un sacerdote cristiano che ne pensate di Satana ? e ti risponderebbe anche lui sarà un giorno in paradiso. Ciò significa…


J.P.V.      C’è une cosa comunque, c’è una frase… detta da Gesù Cristo, non mi ricordo in quale vangelo che dice di Giuda che: « (incomprensibile) »


M.R.       … L’uomo che pecca contro lo spirito merita che venga impiccato e buttato …


J.P.V.        Ma cos’è l’uomo che pecca contro lo spirito?


M.R.         È il peccato di Satana. È colui che utilizza il potere, la conoscenza conferita, per il suo profitto personale. Le cose ti sono date per poter essere poi rinviate nel tutto.


J.P.V.       Ah, né sono sicuro! Né sono convinto…Ansi, non sicuro, ma convinto!


M.R         È colui che ha il potere e la conoscenza e che la usa solo per suo solo profitto diventa un demone. Ecco cos’è il peccato contro lo spirito.


J.P.V.       Sì… direi che sono d’accordo con questa definizione… Che sarebbe dunque, una sorte di egoismo molto profondo, una sorte di buco nero, così…Allora questo è orribile ! È orribile !


M.R.      Sarebbe uno che, consapevole dell’innocenza di un bambino, lo pervertirebbe… Ecco il peccato contro lo spirito... Sono tentazioni come è capitato a Gilles de Raie, tipi così, che…


J.P.V.      Ma che potrebbero, inseguito, diventare… Bene, non è il caso di Gilles de Rais, non è santo…cioè non è un santo (nel senso della Chiesa cattolica, apostolica romana), ma, avrebbe potuto avere delle tentazioni, per dopo pentirsi. E poi di sapere che, giustamente, se un giorno hai preso una cattiva strada …E bene, lo capirai solo quando avrai raggiunto la fine del cammino…E dirai : « Ecco, cazzo! Mi sono sbagliato ! »


M.R.       Sicuro! Ma dimmi, nella tua opera …


J.P.V.      Ecco, non è grave neanche questo! Voglio dire : non è grave…È molto grave ansi! Perché porti il tuo inferno all’interno di te e ti dici: « Ecco vorrei aver preso…una altra strada…» E ogni tanto, c’è sono dei punti di non ritorno…


M.R.       Ma, dimmi, a proposito, nella tua opera, il tema dell’Eros è spesso presente…ma in modo molto discreto…Cioè l’ Eros non è manifestato di fatto, ma anche quando c’è una donna nuda come nelle tue prime incisioni, questa donna non è erotica. È qua, se vuoi, come la madre dell’universo, qualcosa del genere, come un essere onnipotente, un essere compiuto. Non vedo nessun immagine nella tua opera dove l’Eros è trattato come tema.


J.P.V.(acconsente)         Neanche io… Non ne vedo. Credo che sia piuttosto una sorte di Eros universale, non, ancora una volta, e al di la del razzismo. Bene, se va a vedere un film a luci rosse o… Ma infatti il mondo intero ne parla! Allora non mi pare il caso, cioè è inutile di ripetere il discorso che tutti fanno! Il mondo intero ne parla! Allora, ancora una volta…


La cassetta s’interrompe. Il tempo di accorgersene, di rivoltarla, riprendiamo il dialogo.


J.P.V.      …! È inutile dire : « Ah, fa bello oggi! … fa bello oggi, c’è un bel sole oggi, vero!» Bene, non, non, non vale la pena… Per me, non ne vale la pena. Voglio dire …mi sembra che ci siano cose più importanti ?


M.R.         Se prendiamo quest’incisione, c’è un albero nero, c’è un albero bianco, come si chiama questa?


J.P.V.        “Si chiama la Chiave dei sogni


M.R.          “la Chiave dei sogni”… io ci verrei un simbolo dello zolfo e del mercurio, se preferisci l’albero nero è l’entropismo…


J.P.V.       Ah ! Questi due la, li ho voluti …il nero e il bianco, li ho voluti! Non so perché ora, ma…


M.R.       … è una cosa che distrugge, e il bianco è una cosa che nasce, vedi… E così, hai un movimento che potenzializza la creazione; come una spirale dove si trova l’elemento femminile, l’anima. Tu pensi che alludere all’aspetto alchemico della tua opera potrebbe essere giustificata in quel senso?


J.P.V.       Non, non lo credo, vedi perché… faccio tutto ciò in un modo inconscio. Non è “voluto”. Solo mi dico: « Ecco, un albero bianco, un albero nero…questo mi sembra giusto. È la vita, è la morte…» Ma, nel senso alchemico, no, perché non sono assolutamente iniziato. Non so assolutamente niente dei simboli alchemici.


M.R.           No, le conosci invece, però, ecco, credo che… ecco come si potrebbe capire : “ogni cosa, dimenticando l’aspetto alchemico, ogni cosa nasce e muore...”


J.P.V.        Sì…


M.R.      Ma in realtà, ogni volta che c’è una nascita, hai una morte, ma nel senso purificazione, che da dopo una rinascita. Così, per esempio, c’è il passaggio del piombo in oro viene avviato da un processo che si chiama calcinazione, e altri termini…


J.P.V.       Sì, sì ...


M.R.         Va bene insomma…


J.P.V.       Il corvo… Ho letto qualcosa a riguardo…una divulgazione…


M.R.         Queste diverse vite e morti… del metallo … fa che si purifica…


J.P.V.        Mmmm…


M.R.        E questa purificazione ogni volta, uno stato dell’essere che consente un arricchimento di questo essere, cioè di ricevere sempre di più. Fai conto, è come uno specchio che col tempo viene oscurato, che poi man mano viene a tornare a una chiarezza relativa sino alla chiarezza incontaminata della fine. Più si pulisce, più riceve luce, più riceve luce, più ne riflette. Ecco il processo alchemico.


J.P.V.          Non lo so, per me… vedrei tutto ciò in un modo…mettiamo… meno… meno… esoterico… Direi piuttosto stando giustamente davanti al tuo specchio alchemico che potrebbe essere la tela, il foglio di carta bianca o il rame e, senza barare, dico «senza barare» … è difficile…senza barare… E bene, ti spieghi te stesso, tu spieghi gli altri, e capisci, poco a poco…ci vuole molto tempo … poco a poco, quello che succede. E finisci per dirti che…è quello che ti dicevo prima, che il topo …che…bene, non è la ricerca alchemica… potrebbe essere un simbolo, la trasformazione del piombo in oro… Quando avevo quindici anni, dicevo: « Vorrei morire meno stronzo che quando sono nato. » Mi sono reso conto inseguito che era…un…quasi una bestemmia. « Vorrei morire come sono nato. » Ed è molto difficile di non farsi prendere dalla vita, di non diventare assassino, criminale, bugiardo, ecc. Dunque, morire almeno con la stessa innocenza. Allora è forse questo, se vuoi. Bene, io la vedo un po’ così, …un po’ al di fuori. Voglio dire, non come i veri alchemici che forse credevano al… al piombo che si muta in oro. Dio mio, perché no?! Non sarebbe il primo dei miracoli… Ma credo che è una trasformazione, una costanza dello sguardo nei tuoi confronti, non dal punto di vista narcisista (si dice così narcisista?)… Finche sei vivo, devi parlare, e devi parlare solamente se sai qualcosa. Altrimenti chiudi il becco e taci. Capisci quello che voglio dire? Per sapere, occorre molto tempo! Allora, bene, se c’è un lato alchemico ? Può darsi, si potrebbe dire nel momento che c’è una trasformazione dell’essere…


M.R.          Ogni trasformazione è alchemica…


J.P.V.        Magari, non sono al corrente…


M.R          Cioè, l’alchimia, se vuoi…è l’immagine… se vuoi ti darò un articolo che ho scritto a riguardo… è solo l’immagine della crisalide che sta per diventare farfalla…


J.P.V.        Sì, va bene, ne parli…


M.R.          L’opera al nero è l’entropia, quello che si distrugge, la crisalide, i globuli bianchi che distruggono tutti gli organi meno il cuore e il sistema nervoso, dunque un processo di distruzione della natura. Poi c’è il momento dove la crisalide non è più crisalide ma non ancora farfalla, è una poltiglia, una potentializazzione quello che si chiama l’opera al bianco : dove tutti possibili sono contenuti, non è più né questo, né l’altro, ma potenzialmente e l’uno e l’altro. Poi c’è l’altro aspetto « in rosso », cioè quello della creazione, se vuoi, nuovi organi sorgono per nuove funzionalità completamente nuove, un mutamento totale, per farà uscire la farfalla…


J.P.V.          Ma, se la morte non esistesse, noi non staremmo lì a parlarne ! Se la morte non fosse mai esistita, la morte fisica, la distruzione o la ritrasformazione della materia, se vuoi… Ma lasciami parlare! E come creperemo tutti… Eh bene ! Ci sarà un recupero da qualche parte, non so dove… che farà che … fra vent’anni, forse, ci saranno ancora due tipi che parleranno - fra vent’anni, trent’anni, o fra cinque anni - parleranno, come lo stiamo facendo ora, così, su argomenti qui sembrano completamente pazzeschi, completamente deliranti, che però sono molto reali.


M.R.         Vorrei prendere il tuo catalogo


La cassetta s’interrompe…


J.P.V.         Ascolti?


M.R.         Ti ascolto.


J.P.V.« Le premier jour fut long et douloureux.

La première nuit n’en finissait plus.

Dans le second jour, j’ai déjà vu la nuit, quand elle est

Arrivée, elle m’était amie

il semble, qu’à l’heure, se lève l’aube du troisième jour.

Finalement. »


Fu lungo e doloroso il primo giorno

la prima notte non finiva più.

Percorsi il nuovo giorno e già conoscevo la notte

il suo ritorno mi fu quasi amico

altra alba sembra si stia sollevando

la terza finalmente.


Allora, vedi, che i miei chiodi …sono veramente il contrario dei chiodi…

Ahhh ! Vedi?… Ecco una civetta ! Un’ altra civetta inchiodata, guarda! Eccola…


« Ils t’ont clouée sans honte, per couvrir la leur,

ils n’avaient droit ni à tes ailes, ni à ton oeil hagard,

ni à tes pattes pendantes.

Ainsi sont les enluminures, qui ne sont que des histoires

écrites sur la peau des autres.”


T’hanno inchiodato senza vergogna

per nascondere la loro vergogna

non avevano diritto alle ali

agli occhi d’oltre luna

alle tue zampe lievi.

Così si fa il miniato! È solo storia

scritta sulla pelle degli altri.


Vedi, è una sorte di riscatto di…


M.R.(l’interrompe)       Ecco, vedi, per esempio di qua a lì, vedi la differenza?


J.P.V.         È un’ altro linguaggio, altre possibilità…


M.R.          La differenza è pazzesca però…  Si potrebbe collocarle accanto, e vedresti il cammino.


J.P.V.        Sì, è vero… Ma, stai attento, guarda qui … vedi l’orizzonte, c’è questa piccola luce… Se guardi l’incisione, è molto più chiaro…e vedi la luce, vedi un riflesso del cielo nel mare, senza luce nel cielo…


M.R.            Potresti quasi guardarla così, vedi? Qui, cielo e mare si confondono.


J.P.V.          Sì, sì…


M.R.           Infatti, il movimento di quest’acquarello è davvero bellissimo. Ma perché non faresti un’incisione così?


J.P.V.          Ohhh ! Non bisogna ripetersi…(ride)… Ecco, questo era per il pipistrello…


M.R.           E c’è questa onda, anche, che è molto bella.


J.P.V.Guarda! Prendi questa :

« Aile de cristal fond au soleil

et c’est l’enfer, aile noire transparente

à la nuit seule qui te supporte, paradis. »


Ala di cristallo contro il sole

è l’inferno

paradiso

è l’ala nera trasparente e sola

nel soffio benigno della notte


M.R.           Tutti i testi sono di te, qui?


J.P.V.       Sì, sì, sì, sì, sì! … è carino, vero?


M.R.          Metteremo allora dei testi tuoi? Se facciamo la mostra?


J.P.V.       Guarda, per questo gufo, che hai anche fotografato… 


« Chaque jour en plus m’était un jour en moins,

je suis en nuit, sans lendemain… »


Un giorno nuovo

è un taglio alla mia vita

io sono la notte nella notte

e notte è mio domani.


Vedi? Voglio dire …Ci ho messo del tempo sai, per scrivere? Peccato che non l’hai letto? Tieni, guarda, il rospo…


M.R.            Ma non c’è l’ho! Non me l’hai mai dato questo testo! Non l’ho mai avuto…


J.P.V.« Eau colorée ne sont que tes larmes de sang.

L’eau s’en ira,

laisse, elle te retournera, de toute manière.

Garde per toujours, les couleurs que tu as sécrétées.»


Le lacrime di sangue sono acqua tinta.

Evanirà il liquore,

ma lascia fare, in qualche modo ti ritornerà,

tu pensa solamente a mantenere i segreti colori.


Sono abbastanza… duri, se vuoi…no ? Ahhh ! Questo mi piace assai. È uno dei miei preferiti…Lo scorpione…Questo è in gabbia, in una scatola, inchiodato, ecco la sua anima qui, che se ne va…

« Dans mon corps carapacé,

l’eau se promenait tranquille;

l’extrémité taillée, l’astre sombre

(punti di sospensione: è il tempo che passa)

ma vie noire s’en est allée

donner de la moire aux soleils.»



Nella salda corteccia

i liquidi scorrevano tranquilli

la cometa funesta s’appuntava

al vortice d’un dardo.

. . . . . . . .

Mia vita bruna

fuggita ad incrinare il sole!



M.R.       È carino.


J.P.V.       Carino, vero? No ? Um, um, um…


« Mon sang se coagule dans l’espace que vous occupez

mon sang se fige quand vous occupez le mien »


Si rapprende il mio sangue

nello spazio dei vostri domini

e si fa pietra

se i miei spazi occupate


Non c’è via di scampo, vero? Guarda questo… il gufo :


« J’avais dans mes rêves de vivant, ce pressentiment… »

(ride)

Vivendo

era già infitto nei ricordi

il sentimento di questa condizione.


M.R.            …di essere impagliato un giorno!


J.P.V.         AAaa ! Guarda questo:

« Vous m’avais cloué », a proposito di chiodi e spille,

« je n’étais que locataire ! »


Voi m’avete inchiodato

ed ero solo un ospite precario.


et TO ! (ridono)


M.R.               Cioè nonostante, in questa incisione, che tu chiami « les Temples de la nuit », c’è veramente qualche cosa del tutto alchemico. Puoi dire quello che vuoi... perché vedi: hai, se vuoi, i tre piani, hai i due soli, la luna e il sole… che in realtà, questi due soli…che potrebbe essere la luna… Questa però è la luna, la notte… è indeciso… non è definita, potrebbe essere altrettanto bene la luna che il sole…Primo. Hai il tema “acqua”, che è potenzializzata dalla femmina, dell’ “anima”… Si capisce benissimo che la maturazione della Donna è la conseguenza in fondo…


J.P.V.           Tramite o conseguenza.


M.R.            ...o di cerniera…


J.P.V.       Ma tutto ciò è fatto in un modo del tutto inconscio …


M.R.             Perché in più hai questa sorte di scoppio di luce, che è allo stesso momento luce, granello di pioggia, granello di…


J.P.V.       Ma forse c’è anche altre vie della lettura alchemica. Voglio dire: della conoscenza libresca, per lo meno. Siamo qui per trasformarsi insomma, per non cambiare, che sarebbe la stessa cosa. Non svilupparsi, dare un senso alla morte, sarebbe forse la più grande di tutte le trasformazioni.


M.R.             Tutto è come se niente fosse. Tutte le cose « sono » e « diventano» però niente cambia… Hai detto « Rechute », il tema degli esseri umani che ricadono…


J.P.V.           Ah ! Sì, questa qua, si può vedere in entrambi i sensi. La puoi rovesciare...


M.R.      Potrebbero benissimo …sembrare … dandosene alla fuga…


J.P.V.        …di cadere o di risalire.


M.R.           È come il buco nero…Ti ricordi, è come se gli uomini si mutassero in strumenti organici


J.P.V.       Sì, sì…


M.R.       È quello che chiamerei il grande periodo (retto?) Non è del « classico » vero, è come… come si potrebbe dire? E il rigore del “vedere”…


J.P.V.           Sì, è l’apprendistato della mano, dell’occhio e del cervello…un tramite logico… per diventare sopporto, o come dicevi prima colonna vertebrale o scheletro. Tieni, te ne leggo un altro …Vedi questo? È per questo mazzo di fiori …con il maggiolino in basso, qua:


« Spirale noire,

broyeuse d’élytres et d’os,

chiffonneuse de velours,

faneuse d’espoir.

Tes silences d’épouvante

désiraient aujourd’hui,

la cétoine.»


Spirale nera

frantoio d’elitre e d’ossa

marciscono i velluti

e la speranza.

Gli agguati del silenzio

oggi aspettavano

un volo di cetonia.


Vedi che la morte è uguale per tutti, no ? Questa trasformazione…tutto è possibile, sai? I cani si pisciano…non nei pantaloni, perché non ne hanno però… quando uno se la fa sotto…


M.R.(cambiando argomento)      Ecco una cosa che sovente passa inosservata, e però che è di una forza fantastica…


J.P.V.         Ah ! Questa?? Sì…


M.R.       « L’étude de pieds en croix »… E straordinariamente potente…E questa, non l’ho mai vista questa…Non ho mai visto l’incisione originale…


J.P.V.       Sul serio?


M.R.      È un’acquaforte…


J.P.V.       Sì, solo acquaforte …


M.R.      E l’hai stampata in cinquanta copie ?…È fantastica… Né sono rimaste ancora di questa?


J.P.V.        Sì.


M.R.          Questa, te la prenderei volentieri. Ha una forza straordinaria…È quasi il tema di Goya, è assai rara…


J.P.V.       È abbastanza violenta, è Goya e Grünewald


M.R.      Si direbbe quasi che non è la stessa persona qui ha fatto questa e questa, vedi!


J.P.V.         Bisogna, all’inizio, capisci, fare come la farfalla, per intuire quale è il fiore migliore.


M.R.         Tutte le « torri tubi»…non era (sbadiglia) la roba la più pazzesca …


J.P.V.      Tieni! un altro sul rospo…Ne vuoi sentire un altro?


M.R.   Certo…


J.P.V.         È questo rospo qua, vedi ? con questo cielo…è essiccato, povero vecchio, lì… 

« Sec,

évapore encore,

à la vie à la mort

sac vide de ce que fut

résidu de toi-même. »


Ormai quasi materia

svaporando

in vita ancora in morte

sacco del niente

traccia di te.


M.R.         Ma, adesso… sei meno ossessionato dalla morte, ora…Ma, anche se …


J.P.V.        Oh ! Vuol solo dire che sta sempre più in me …


M.R.         Che sta sempre dentro di più in te?


J.P.V.       Ma certo…


M.R.         Dunque ne parli sempre di meno…


J.P.V.        Certo! … Tieni, guarda costui… Povero vecchio! Era carino; ne fanno dei gioielli… ogni tanto…guarda… 


« Dans mon corps en tempête,

mes silences m’ont trouvé. »


Franto il corpo in tempesta

mi raggiunse il silenzio.


... E mi piacciono molto devo dire, modestamente… Non ho voluto chiamarli « poesie », perché vedi, ho scritto qua: « testi… di Jean-Pierre Velly »… Ma, come frase, è carina: « Dans mon corps en tempête », cioè con tutte le domande, tutte le robe, sai… « Les silences m’ont trouvé »…  Pazienza…


M.R.           Ma non hai paura, non hai paura della morte, insomma?! È qualcosa che ti…


J.P.V.         Ah, sì ! Eccome, uno ha paura…Oh, beh! Non per me, no, non per me…


M.R.           Ma insomma, ora, sembri un po’ più sereno da questo punto di vista… Mi ricordo un periodo … a un certo punto, quasi, un periodo un po’ suicida…E poi adesso, ecco… l’esito, la serenità…


J.P.V.        Suicida… suicida…


M.R.         Ah ! Alcuni anni fa, c’era questa cosa… era terribile…alcuni anni fa…


J.P.V.Ecco:

« Parti le soleil,

mon ombre avec » 

(ride); No !

« Parti….le soleil.

Mon ombre, avec »


Scomparsa insieme al sole

l’ombra mia


M.R.          Cioè il desiderio, “l’ombra mia”, vuol dire il mio desiderio.


J.P.V.          « Le clair que tu hais… » (è per un povero vecchio scorpione che vive di notte…)

« Le clair que tu hais,

vient du noir qui te manque… »


Dal nero che ti manca nasce l’odiato chiaro


M.R.          È davvero molto carino… Molto “giusto” come riduzione… In una frase, hai messo tutta la creazione.


J.P.V.          Ben, sì! Perché qua, cercavo di dire, con due o tre parole, il massimo di cose possibili…


M.R.      È perché hai l’occhio che vede le cose… che esistono.


J.P.V.      Ecco!


M.R.      Altrimenti … Ecco! È molto carino…Tieni, ecco, qua ! Non le ho… queste due qua… me le regali, queste?


J.P.V.       (acconsente)


M.R.        Bene, allora, aspetta, così non sono opere inutili…


J.P.V.       Una matita? non ora!


M.R.        Come?


J.P.V.       Una matita? non ora! Ti farò ben volentieri una dedica, Michel…


M.R.         Me la farai più tardi…?


J.P.V.       Va bene…


M.R.        Quando avrai tempo…


J.P.V.     No, no ! Prima di andare…Una dedica si matura.


M.R.        Hai ragione…


Michel Random chiede di vedere, di riunire « molto materiale » (disegni preparatori) per « un libro », una monografia che non fu mai realizzata. J.P.V. non risponde.


M.R.         Saresti d’accordo nell’idea che le opere maestre, le opere più importanti, come la « Strage degli Innocenti », ecc. ecc., su una pagina doppia?


J.P.V.          Sì, perché no?


Il nastro s’interrompe.


J.P.V.            Il topo è « pericoloso ». L’uomo è ben più pericoloso per il topo che il topo per l’uomo…Ed è questa la verità. Capisci, non mi toccare i coglioni, vecchio mio, perché se mi tocchi i coglioni è un punto sensibile. E dunque, semmai tocco all’uomo e allo spirito, allora l’uomo si ribella. E ben certo, conosciamo solo il nostro linguaggio d’uomo. Ma i topi! Hanno anche loro un linguaggio. Hanno gridi, e anche diversi. I gatti, quando sono in calore, o quando attaccano, quando difendono la loro bistecca, hanno anche loro un linguaggio! Allora, certo, è troppo facile dire: « Ben, sì! Noi altri gli uomini, siamo i più intelligenti ! » E solo l’uomo che dice così, che è l’uomo è il più intelligente. Non capiamo il linguaggio delle scimmie, non capiamo il linguaggio degli animali e dunque…Cos’è valido? Una società, una città come Parigi ? Con i suoi bellissimi monumenti, alla gloria dell’uomo sempre ! E per la maggior parte dei campi di guerra e dei morti! Che l’uomo ammazza l’uomo regolarmente, o i topi qui vivono in società, e che si ammazzano tutti insieme quando…ci sono troppi piccoli o c’è sovraffollamento! Allora, voglio sapere! L’uomo, che cosa vuole? Une società perfetta? Quando guardi la società delle api, o delle vespe, o…delle formiche, dove ogni uno è felice di essere al proprio posto - invece che nella nostra società nessuno è felice del proprio posto – cos’è la cosa più vera? Cos’è il più bello? Un paradiso…il paradiso del mondo delle formiche? O l’inferno terrestre? Rispondimi!


Suona il  telefono, Il nastro s’interrompe.


M.R.        (Risate) È così…Io, registro solo cose non confidenziali, come puoi vedere, qui. Ma che hanno a che vedere con la natura profonda delle cose. Ecco, questo fa parte del lavoro se vogliamo fare questo libro.


J.P.V.         Ecco, in più, è confidenziale, se vuoi…Se vai a dire a un uomo che è uno stronzo, o una formica ancora una volta, come si diceva prima, e bene questo ti risponde: « Io, un dorifora ? Io, un dorifora ? … Stronzo!» (risate) e poi ti da uno schiaffone. Perché tu li hai dato del dorifora.


M.R.           È bella questa tua visione che hai di …


J.P.V.         Per me, è quella vera. Voglio dire , è il…


M.R.          Metterei volentieri come epigrafe, con alcune frase dei grandi saggi induisti sull’argomento che sono molto, molto belle. Che spiegano un’ opera.


J.P.V.        È quella vera! Quando vedi un tizio, non lo so, che un bianco si considera… superiore a un nero…Fortunatamente e sfortunatamente, esiste anche il contrario : ci sono dei neri che si credono superiori ai bianchi. Ma è così banale, tutto ciò! E così ovvio, dovrebbe essere accecante. Dobbiamo dire, attenzione Michel, che un tizio che dedica tutto il suo tempo davanti allo specchio del rame, o come dicevo prima, della tela bianca o del foglio bianco, si rende conto relativamente rapidamente la misura di questa uguaglianza fondamentale. Come? Voglio dire che è una fortuna: il tizio che ha un suo capo, che lo molesta – perché non è solo un razzismo tra neri e bianchi, è anche il razzismo tra il capo sopra di te e che ti rompe i coglioni, perché sua moglie (suona il telefono) gli ha rotto i coglioni a lui prima… Ti rompe, in seguito, che sei il suo subordinato …


Il nastro s’interrompe.


vedere il Bestiaire Perdu



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